ALCUNI PERCHÉ DELL’ISOLAMENTO SOCIALE

In alcuni periodi della vita ci troviamo a fronteggiare situazioni di grande complessità, che possono metterci alla prova più duramente di quanto avremmo immaginato.

Alcune persone, nel tentativo di proteggersi da ulteriore stress, si mettono temporaneamente in un angolo, cercando di esistere nella forma meno impegnativa possibile e rinunciando gradualmente al contatto sociale.

Vediamo alcune delle motivazioni che ci spingono a non incontrare gli altri quando siamo tristi o depressi:

Mi sento troppo stanco perché non riesco a dormire. Oppure, ho dormito tutto il giorno, ma mi sento comunque sfinito.

Non ce la faccio a uscire, devo riposare.

Penso che non sia il caso di portare il mio muso lungo in giro.

Non mi va di fare la figura dello sfigato.

Passerei per un guastafeste, oppure dovrei sforzarmi di “fare il brillante” e non ne ho voglia.

Le ultime volte che abbiamo visto gli amici/ i familiari/ i colleghi mi sono sembrati felici, soddisfatti, pieni di energia: in una parola, distanti da me. E mi sono sentito ancora più solo e depresso. Cosa pagherei per stare come loro.

Mi sembra di non riuscire a concentrarmi come un tempo e di muovermi al rallentatore: prepararsi per uscire assomiglia a un’impresa.

Non sono più quello di prima, impiego una vita a fare anche cose banali.

Mi sento tutt’altro che piacevole e attraente. Sono brutto, sono noioso

Credo di essere un peso: alla fine, staranno tutti meglio senza di me. Non mancherei a nessuno.

In una parola, quando siamo molto tristi, non ci aspettiamo di trarre piacere dallo stare con gli altri e dalle nostre attività, o temiamo addirittura che ci facciano stare peggio.

COSA SUCCEDE NELL’IMMEDIATO

Nel momento in cui decliniamo un’ invito, rinunciamo a un’appuntamento o a un’attività, potremmo sentirci subito meglio. L’idea di aver evitato l’ansia, il disagio oppure la fatica, e la possibilità di rimanere in un contesto familiare e rassicurante (ad esempio, casa nostra) ci fa sentire più tranquilli.
Del resto, questa reazione è perfettamente comprensibile. E’ naturale cercare la serenità evitando le situazioni potenzialmente spiacevoli. L’essere umano è “programmato” per cercare il piacere e fuggire il dolore.

Un simile atteggiamento può talora regalare un sollievo transitorio. Tuttavia, nella maggior parte dei casi “non paga” e, a lungo termine, amplifica quegli stessi problemi che hanno determinato l’isolamento.

coa fare contro la depressione

UN BENESSERE CHE DURA POCO

Come spesso accade per le questioni che riguardano il benessere, non è un comportamento sporadico a farci male ma il nostro “stile di vita”.
Evitare talvolta alcune situazioni non è la fine del mondo.
Evitare spesso un numero significativo di circostanze, invece, può farci molto male, sia a breve che a lungo termine.

UN BENESSERE CHE DURA POCO

Come spesso accade per le questioni che riguardano il benessere, non è un comportamento sporadico a farci male ma il nostro “stile di vita”.
Evitare talvolta alcune situazioni non è la fine del mondo.
Evitare spesso un numero significativo di circostanze, invece, può farci molto male, sia a breve che a lungo termine.

A BREVE TERMINEA LUNGO TERMINE
Inizio a rimuginare sul divertimento che mi sono perso. La tristezza aumenta perché sento di non aver colto un’occasione.Acquisisco l’abitudine di rimuginare quasi continuamente sulle belle esperienze alle quali ho rinunciato. Sento che sto sprecando la mia esistenza. Sono ancora più triste.
Penso che gli altri sono stati in grado di godersi le situazioni alle quali ho rinunciato. Mi sento inferiore a loro e la tristezza aumenta.Penso che gli altri vanno avanti con la loro vita, mentre io sono come “bloccato”. La mia autostima è a terra e sono ancora più demoralizzato. Sono ancora più triste.
Penso che amici e familiari magari non mi richiameranno per il prossimo incontro. Se ho rinunciato a un’occasione di lavoro, chi mi ha contattato potrebbe non rivolgersi più a me in caso di bisogno. Mi sento più solo e isolato di prima e la tristezza aumenta.Amici e familiari mi chiamano molto raramente, perché sono stanchi dei miei rifiuti o pensano che a me non importi stare con loro. Alcune persone sono come sparite dalla mia vita. Ho perso contatti di lavoro. Mi sento costantemente solo, come in una bolla.
Ho ancora meno voglia d’impegnarmi in qualcosa. Mi metto sul divano o al letto, senza far nulla o davanti alla TV. Oppure passo il tempo a mangiare.Sono costantemente stanco o rallentato. Mi sembra di aver perso l’ efficienza mentale: ho l’impressione di essere incapace di concentrarmi e che la mia memoria sia peggiorata.

Se ci sentiamo “troppo giù” e iniziamo a limitare i rapporti sociali, gli impegni professionali, la palestra o le altre attività che prima praticavamo con piacere, in un arco di tempo più breve di quanto immaginiamo ci troveremo con una vita svuotata di senso e un umore decisamente peggiore.

Ritirarci nel nostro guscio può significare rinunciare all’aiuto del miglior terapeuta possibile: la vita stessa. E’ lei che ci offre la possibilità di stare meglio regalandoci momenti di piacere.

Se non riesci a “rimetterti in pista” in tempi ragionevoli, contatta un professionista del benessere mentale: potrà aiutarti attraverso una ricostruzione soggettiva del senso delle tue esperienze e l’apprendimento di tecniche specifiche.